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RACCONTI & CO /1 Quattro dame per mille racconti

Domani mi sposerò. Il giorno è arrivato: non ci saranno più paure o dubbi ad allontanarlo dalla mente e dal cuore. Non ho la forza di impedirlo. Sono e resterò figlia del mio tempo, che dona all’uomo la padronanza del mondo, ma non ancora a me, donna. Il mio destino è segnato e l’ho sempre saputo. Ma oggi fa più male di ieri. Vorrei difendermi da forze e poteri che non so controllare, così come dai battiti che accelerano il mio respiro, pensando a te, adorato e impossibile bene.

Ho vissuto nei fasti della corte e continuerò a farlo in un’altra, altrettanto ricca ma lontana da qui, dai luoghi e dagli oggetti a me cari, dalle arti che hanno rallegrato il mio animo e nutrito il mio spirito.

Sono stata una figlia ubbidiente e devota, educata a diventare moglie sottomessa e madre fertile ed esemplare: modello di virtù e perfezione.

Il mio sposo è potente, ricco e anche piacente. “Cosa vuoi di più?” mi ha sussurrato mia madre, preparandomi alla lieta festa di domani, che vedrà il nome della nostra famiglia aumentare di prestigio e risonanza.

Tutto è pronto, i bauli sono pieni di vestiti e ornamenti di ogni sorta. Il corredo è degno di una regina, e un giorno lo sarò. Devo essere pronta anch’io. Ma una voce continua a tormentarmi.

Il quadro commissionato da mio padre, dono al mio sposo, è ultimato. Il pittore, presago della mia sorte, mi ha inutilmente pregata di sorridere. Non ce l’ho fatta. Permettetemi di essere me stessa almeno qui dentro, se non posso farlo nella vita reale. Il mio sguardo si direbbe   assente o perso nel vuoto: invece vaga alla ricerca di te. Mi guardo e mi chiedo chi sono. Qualcuno, forse, un giorno lontano, leggerà tra i freddi colori e capirà del fuoco che resta nascosto.

Ho conosciuto l’ardore del tuo sguardo e ho compreso i meccanismi segreti dell’amore. Troppo tardi o troppo presto, non so. Tutto diventa irrilevante agli occhi della ragion di stato. L’incantesimo appartiene alle streghe, alle donne di malaffare; il rapimento e l’estasi sono beni effimeri  in confronto a ciò che mi aspetta.

Cosa mi aspetta se non il dovere, il controllo, la nostalgia!

Domani saran canti e danze in onor mio e del mio potente sposo, laute pietanze e vini  e cacciagione e  prelibatezze. Ma io resterò col pensiero  alla nostra ultima lezione: “Tu traesti del petto il cor pian piano per la piaga che fêr fêr le vaghe stelle, quando Amor sì pietose e dolce felle”.

Addio. . Ma io resterò col pensiero  alla nostra ultima lezione: “Tu traesti del petto il cor pian piano per la piaga che fêr le vaghe stelle, quando Amor sì pietose e dolce felle”.

 

Addio.

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