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FABULA RASA /10 L'attualità di Brunella

Ho ritrovato da poco libri accatastati in soffitta e lontana dai quali soffrivo. Credo che nelle letture della adolescenza ognuno possa ritrovare le proprie tracce, la memoria originaria offuscata dalla polvere del tempo,  che riaffiora ad intervalli regolari fino a riesplodere nelle sua luce. Ho ripreso in mano vecchie edizioni di Kawabata, Moravia, Tobino, Sgorlon; ma poche erano le voci femminili, fra le quali lei, Brunella Gasperini, pseudonimo di Bianca Robecchi. Giornalista e curatrice di rubriche come Lettere a Candida (su “Novella”) e Ditelo a Brunella (su “Annabella”), la Gasperini rappresenta nei miei ricordi di giovane lettrice una partenza non solo piacevole ma fertile, in quanto, a distanza di quaranta anni, mi testimonia la sua fama di pioniera e di faro battistrada nell’intricato mondo della narrativa. L’hanno etichettata come scrittrice rosa (quasi fosse un’infamia) ma sappiamo bene che anche in questa categoria ci sono esempi che fanno la differenza. La Gasperini è uno di questi.  Ho letto fra il 1976 e il 1977 Grazie lo stesso seguito da Storie d’amore storie d’allegria, ambedue Rizzoli . Nel primo - un romanzo -, sullo sfondo di una Milano studentesca si racconta la storia di Stefano e Antonio, diversi per estrazione sociale e carattere, amici fin dalle elementari, i quali hanno condiviso ogni sorta di esperienza fino a quando non arriva una ragazza a separarli: Giovanna. Il secondo è una raccolta di racconti in parte autobiografici nei quali l’autrice riversa, come promette il titolo, amore e allegria.  Fra animali, scorci familiari, bimbi e nonni, diari di viaggio, fa capolino la spensierata tenerezza che Brunella porta nei suoi occhi.  Un umorismo velato dalla malinconia di chi sa che le resta poco da vivere? Viaggiò tutta la vita intorno a un tavolo ma è necessario sottolineare che non è vero che non combinò un cavolo! Si fece carico, in anni e anni di corrispondenza ricevuta, dei malumori, delle paure e delle speranze di donne di più generazioni, affrontando temi di natura complessa come il sesso, la verginità, l’aborto con perspicace saggezza, stimolando  le lettrici a crescere per il perseguimento della loro autonomia.  Era  una femminista  atipica  in un tempo in cui le donne scendevano in piazza per  urlare. Ma - io credo -  l'importante è il risultato. La sua è stata una forma diversa, ma altrettanto valida, di creatività. Perché non sento mai parlare di lei? Quanti la hanno letta o almeno conoscono il suo nome? Spesso,  a chi ha saputo affrontare la vita e la morte con padronanza di sentimenti, sensibilità e moderazione, è  riservato il dimenticatoio…  

ennebi

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