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FABULA RASA / 18 Nella mente di Clarice

Mi sono da sempre reputata cerebrale. In realtà non sapevo cosa significasse davvero fin quando non ho letto Clarice Lispector. Posso ora definirmi introspettiva, seguace del flusso di coscienza, ma sul cerebralismo…

Nello stesso tempo ciò che ho percepito di questa scrittrice, nata in Ucraina da una famiglia di ebrei russi ma naturalizzata brasiliana, è contrastante. La forte volontà di costruire e controllare la scrittura rompe l’equilibrio lirico, poetico, delle descrizioni che fanno da contorno al pensiero tormentato che incalza e mai riposa.

Quando ha scritto Vicino al cuore selvaggio non aveva letto la Woolf né Joyce, così come io non avevo mai letto lei. Eppure ritrovi parte di te perché esistono dei fili invisibili che legano la scrittura al di là dello spazio geografico e delle esperienze temporali. Clarice-Joana tenta Di portare a termine prima o poi la lunga gestazione dell’infanzia, e dalla sua dolorosa immaturità sarebbe scoppiato il suo stesso essere, finalmente, finalmente libero! No, no, nessun Dio, voglio stare sola… riuscirò a rompere tutti i no che esistono per me… proverò a me stessa che non c’è niente da temere…io sarò forte come l’anima di un animale… solo allora vivrò più che nell’infanzia… nulla, allora, ostacolerà il mio cammino fino alla morte-senza-paura, da qualunque lotta o riposo mi alzerò bella e forte come un puledro.

Certo, fa pensare che a scrivere queste cose sia una ragazza di soli ventitré anni! Dovrò leggermi tutte le opere successive per verificarne il percorso: se si è arresa, se si è trincerata totalmente nelle strutture ideali che ha tanto prediletto. A volte trovo più spunti filosofici in scrittori che non hanno fatto studi specialistici. Questo perché lo spirito filosofico è altro rispetto all’impalcatura tradizionale della filosofia. Clarice indaga, fino allo spasimo, i lati oscuri dell’animo femminile. Tenta di illuminarli ma non so se riesce nell’impresa. Quando pensi di arrivare fino in fondo, ecco, devi ricominciare tutto daccapo.  Perché l’esistenza è un labirinto kafkiano e le memorie si dileguano nei sottosuoli dostoevskijani.

Il cuore di tenebra è dentro di noi. Il cuore selvaggio ci è vicino. Questo cuore.

 

ennebi

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