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FABULA RASA / 37 Lo sguardo lungo di Harper

Ricordavo esattamente il film, pur avendolo visto molto tempo prima, e le sue sequenze, una dopo l’altra, si sono succedute nella mia mente proprio in bianco e nero, per tutta la lettura del romanzo. Sto parlando de Il buio oltre la siepe di Harper Lee (1926-2016), e non mi riferisco solo al fascino di Atticus Finch/Gregory Peck (che basterebbe di suo), ma anche alla spontanea e fresca innocenza dei suoi figli, Jem e soprattutto la piccola Scout, voce narrante della storia.

So che ciò che sto per confessarvi vi farà sorridere, ma pazienza… Eppure per anni ho creduto che Harper Lee fosse un uomo! Non avevo tenuto conto che la sensibilità verso temi come la discriminazione razziale è soprattutto femminile: già nel 1936 Margaret Mitchell aveva pubblicato Via col vento. Ma se lì i protagonisti sono adulti e la guerra e la schiavitù fanno da sfondo a una lunga storia d’amore, qui è attraverso gli occhi di una bambina di otto anni che si snoda la vicenda universale nell’America delle discriminazioni non ancora scomparsa.

Scout è il maschiaccio che Harper è stata realmente e Atticus ne è il padre, avvocato, che l’ha spinta a diventare a sua volta avvocato. Ma la passione di Harper per la scrittura è stata più forte. Forse perché un amico come Truman Capote (con i suoi incoraggiamenti) ha fatto la differenza.

Una scrittura che scivola con la sua ironia ma che resta invischiata nell’amarezza della verità. “Per che cosa non piangerò più, signor Raymond?” “Non piangerai accorgendoti che gli uomini riducono la vita dei propri simili ad un inferno, specie quelle dei negri, senza nemmeno riflettere un istante sul fatto che sono uomini come noi!”

Invece quei bambini piangono ancora e non solo per i negri innocenti come Tom Robinson ma per tutti i diversi come Boo Radley e tutte le donne abusate come Mayella Ewell. E quei bambini sono diventati grandi e, sebbene non tutti sappiano leggere e scrivere da sempre come Scout, hanno successivamente imparato.

Dopo aver scritto un capolavoro (premio Pulitzer 1960) bisogna tacere. Harper Lee lo ha fatto. La storia data alle stampe nel 2016 dal suo legale, poco prima che lei (già da tempo, si diceva, incapace di intendere e di volere) morisse, ci consegna un Atticus invischiato in complotti razziali. No, questo Va, metti una sentinella, non voglio leggerlo.

Non voglio che il sogno si interrompa, che la leggerezza dell’infanzia venga cancellata dal senno di poi con le atroci scoperte nel mondo reale.

Voglio continuare a immaginare quei tre ragazzi tremanti di paura mentre passano davanti alla villa dei Radley.

Voglio pensare che la morte di un nero innocente serva ancora a qualcosa e che il dolore di Atticus e dei suoi figli ne coltivi il ricordo, come miss Maude le sue azalee  quando con cura le protegge dal freddo dell’inverno.

ennebi

 

 

 

 

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