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IL POETARLO /17 La stella di Delmira

 Cerco nel miele dei sogni / la sacra ebbrezza. Senza più crucci / ti si apre un mare indorato: questo lo scenario amoroso di una giovane poetessa uruguaiana, Delmira Agustini (Montevideo, 1886-1914). Ingabbiata dall’educazione e dalla formazione di una famiglia borghese, tentò di oltrepassarne i confini sublimando nella poesia i suoi desideri. Eros, voglio guidarti. La sua poetica erotica fa gridare,  naturalmente,  allo scandalo. Amore, la notte era tragica e singhiozzante / quando la tua chiave d’oro / risuonò nella mia serratura.

Il 1914 è l’anno del tragico attentato di Sarajevo che scatenerà a giugno il primo conflitto mondiale.  È allora che Delmira divorzia dall’uomo che ha sposato da soli due mesi, Enrique Job Reyes, e che, dopo i sette mesi necessari per le pratiche, le sparerà due colpi in testa, poi suicidandosi egli stesso - copione che conosciamo a memoria. Difficile per il marito accettare una personalità così forte - Sotto di me l’insondabile, sopra di me l’infinito -  come quella di Delmira Agustini: bella, sensuale, trasgressiva, scrittrice di versi fin da ragazzina, amica di tante personalità in vista. E, poi, una corrispondenza con lo scrittore Manuel Ugarte. Il divorzio. No! Insopportabile, meglio farla finita, avrà pensato l’ex marito che, facendo leva sulla propria influenza - lei faceva fatica a distaccarsene e accettava di incontrarlo - le chiese un ultimo appuntamento.

Delmira, anima senza veli e cuore in fiore come l’ha definita il famoso poeta Ruben Dario che la considera erede di Santa Teresa d’Avila - ha anticipato i temi postmoderni.  Nella lotta interiore tra le regole della società del tempo e gli impulsi erotici che l’hanno contraddistinta, emerge un chiaro, sinistro presentimento: Colpiscimi dolore Sarà la mia anima il poeta e la tua ala / vibrando, sarà il germe / caduto nel grembo della terra/ laddove germoglia la mia poesia.

È riuscita a vivere solo ventotto anni, Delmira Agustini, sufficienti a far costruire un mito intorno al suo universo poetico che spazia dall’erotismo all’innocenza, fino al misticismo. Dicono che scrivesse in uno stato di trance riversando sulla carta tracce indelebili: Io muoio stranamente… Non m’uccide la Vita, / non m’uccide la Morte, non m’uccide l’Amore. / Muoio d’un pensier muto sì / come una ferita… / Sentiste alcune volte il singolar dolore / d’un pensier che, immenso, s’abbarbica a la vita / suggendo anima e carne, senza poter dar fiore?/ non portaste mai dentro una stella sopita / che interi v’abbruciava senza un solo fulgore?

Delmira, purtroppo, il tuo pensiero l’hanno soppresso la gelosia e il possesso.                

La tua stella che avrebbe brillato in terra, l’ha uccisa la mano scellerata di un uomo.

ennebi 

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