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DIARIO Probabile antefatto /1

Tutto cominciò, probabilmente, durante la penultima incursione all’ibrida bottega torinese. Venne fuori, chissà come - o meglio, secondo la mia teoria dei libri che ti chiamano nella vita -  un libriccino di un tale svedese che cercava (forse dava?) consolazione. Tutti abbiamo bisogno di consolazione, per cui lo comprai.  Leggendolo, durante il viaggio di ritorno verso casa, mi resi conto che a soli trentun anni, l’autore, Stig Dagerman, si era suicidato per affermare la propria libertà. Gli atti estremi mi turbano - sono un tipo piuttosto sensibile, io -  non sopporto la vista del sangue e non fa differenza che il nostro si sia lasciato morire, in garage, inalando i gas di scarico della sua auto. Nella foto dietro la macchina da scrivere ha una strana espressione da bambino, tra il fragile e l’innocente. Un tipo originale e profondo, a primo acchito, 'sto Dagerman, che ti mette davanti a verità contraddittorie: la mancanza di libertà è testimoniata dalla paura di vivere e l’esistenza della libertà, invece, dalla vittoria dell’indipendenza sulla paura. Ma come? Ti racconta di uomini conchiglia e di pietre al sole. L’ho riletto. Numerose volte. Consolazioni false e vere si contendono l’esistenza. Nessuno può pretendere da te, lui dice, che la tua vita divenga prigionia al servizio di certe funzioni e che, non il dovere prima di tutto, ma prima di tutto la vita.  Però si ammazza. Si convince che, se le parole non bastano, è il silenzio vivente la soluzione. Perché nessuna ascia riuscirà ad intaccarlo. Quindi le sue parole restano e superano il silenzio morto, che gli ha serrato la bocca, legato le mani, coperto gli occhi, vestito l’anima. Oltrepassano la morte e diventano silenzio vivente. Credo. E fanno male, queste parole; o mi consolano? Tutte e due le cose.

ennebi

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Commenti: 8
  • #1

    Linda (domenica, 20 febbraio 2022 14:07)

    Complimenti per la nuova rubrica���Lo scritto è diretto, incisivo e ricco di spunti di riflessione�

  • #2

    Nuccia Benvenuto (domenica, 20 febbraio 2022 18:10)

    Grazie. Ci aggiorniamo al prossimo articolo, magari per riflettere insieme...

  • #3

    Darkness thief (domenica, 20 febbraio 2022 20:53)

    "The hours", straordinario film di Stephen Daldry del 2002, si apre con il gesto estremo di Virginia Woolf.
    Eccone la sequenza: https://www.youtube.com/watch?v=J8x3EoSSfPs

    Poche, scarne, essenziali, eppure di un'intensità disarmante le parole che la scrittrice consegna ad un foglio, ultimo messaggio per il suo amato Leonard.

    Carissimo,
    sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.


    "Non il dovere prima di tutto, ma prima di tutto la vita": a volte rinunciare a vivere, forse, può rappresentare non la cieca e ottusa affermazione della propria libertà ma, al contrario, la più alta e nobile affermazione di amore per la vita.

    Un abbraccio e grazie per il tuo invito alla riflessione

  • #4

    Nuccia Benvenuto (lunedì, 21 febbraio 2022 15:09)

    Grazie a te per aver ricordato una delle mie scrittrici di riferimento, alla quale ho dedicato la pillola n 24 di Fabula Rasa del 27-1-2018. Le parole di Virginia Woolf sono di una struggente lucidità che non lascia però alternativa
    né speranza.
    L'amore per la vita che diventa libertà di farla cessare. Molto difficile da accettare per chi resta.
    Il film ti fa entrare nell'inquietudine, ti fa sentire il peso dell'esistenza. Hai letto il " Diario di una scrittrice"?

  • #5

    Darkness thief (lunedì, 21 febbraio 2022 20:29)

    Sì, ho letto "Diario di una scrittrice". Con "Mrs Dalloway" e "Una stanza tutta per sé" credo siano i suoi lavori più intensi e veri.
    C'è tanta vita che pulsa in quelle pagine, anche in quelle più dense di tristezza, malinconia e cupo pessimismo si riesce a cogliere sempre un amore per la vita e un'autenticità davvero struggenti.

    https://www.youtube.com/watch?v=4_0-_Z0-sNc

    Caro Leonard,
    guardare la vita in faccia, sempre; guardare la vita in faccia, sempre, e conoscerla per quello che è; al fine conoscerla, amarla per quello che è, e poi metterla da parte.

    Leonard, per sempre gli anni che abbiamo trascorso, per sempre gli anni, per sempre, l'amore.

    Per sempre, le ore.

  • #6

    Filomena Presta (lunedì, 21 febbraio 2022 22:49)

    È sempre sorprendente e allo stesso modo affascinante la lettura dei tuoi testi, anche quando intuiscono la necessità di nuove interpretazioni o invogliano alla lettura. Singolare la tematica proposta nella tua nuova rubrica. Eros e Thanatos, seppure in antitesi, sono entrambe pulsioni che si congiungono nell’avversione al malessere. Sono attenta ed in attesa di ciò che di nuovo ci proporrai… complimenti vivissimi!

  • #7

    Nuccia Benvenuto (martedì, 22 febbraio 2022 10:20)

    Caro darkness tief, ( ci conosciamo?) non dimenticare "Gita al faro"che resta il mio preferito. Così Virginia Woolf descrive l'approdo: "A sinistra una fila di scogli affioravano scuri dall'acqua che li si faceva più bassa e più verde, e su uno scoglio più alto degli altri un'onda si infrangeva incessante, schizzando un getto di gocce che ricadevano giù a scroscio. Si sentiva lo schiaffo dell'acqua, il picchiettio delle gocce che cadevano, e una specie di suono muto e poi sibilante delle onde che rollavano, caprioleggiavano, sbattevano contro le rocce come fossero creature selvagge perfettamente libere di saltare, ruzzolare, e giocare così, per sempre."
    Stig Dagerman, invece, ci inchioda così: "Posso starmene seduto davanti al fuoco nella più sicura delle stanze , e all'improvviso sentire la morte che mi accerchia... Cos'è la sicurezza dell' uomo se non una consolazione perché la morte è prossima alla vita? E che povera consolazione, che riesce solo a ricordarci ciò che vorrebbe farci dimenticare!"

  • #8

    Nuccia Benvenuto (martedì, 22 febbraio 2022 10:29)

    Grazie, Filomena. Vita e morte ci affascinano e ci impauriscono in questo viaggio esistenziale. È bello e consolante trovare voci come la tua che ci fanno compagnia. A presto!