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RACCONTI & CO /26 Io, mia madre e la guerra

L'altro giorno mia madre, che compirà a breve 89 anni, mi ha guardato smarrita negli occhi dicendo: non avrei mai immaginato alla mia età di sentire nuovamente parlare di guerra. Hai perfettamente ragione, cara mamma, ho aggiunto; neanche io,  che appartengo a un'altra generazione e che parlo degli orrori delle guerre ai miei alunni che le studiano sui libri di storia. E così le ho chiesto quali fossero i ricordi della guerra che ha vissuto. Sono immediatamente riemersi dalla memoria a lungo termine: la tessera annonaria per fare la spesa e i buoni speciali per gli agognati extra, la paura - tutti, avvisati dai vicini, si chiudevano in casa -  dell'arrivo dei profughi ritenuti pericolosi quasi quanto le bombe, per fortuna - si fa per dire - cadute solo sulla nostra vicina, vicinissima Sibari.

Oggi,  invece, abbiamo la diretta live dei bombardamenti e ci sentiamo  quasi in colpa se, a volte, distogliamo lo sguardo o spegniamo la TV,  perché siamo stanchi, uscendo da una guerra contro un nemico invisibile (forse) battuto, mentre ora, purtroppo, il bastardo  ci guarda negli occhi anche se  solo da uno schermo.

E  a noi sognatori di isole che non ci sono né saranno mai, senza odio né violenza, come canta Bennato, cosa resta da fare se non avere paura? Senza santi, navigatori ed eroi  ci rimarranno solo le vittime da contare e da piangere.

E allora, appurato che non c'è più religione, bando alle ingenue tesi che potevano giustificare  l'invasione del corona virus -  punizione divina o complotto dei poteri forti: ora la fa da padrona l'ordinaria follia di pochi, anzi,  nel nostro caso, di un nuovo zar.

Corsi e ricorsi storici, per dirla alla Vico.

ennebi

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