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FABULA RASA / 58 L'energia di Matilde

Chi avrebbe immaginato che Tuffolina  o Ciquita - questi gli  pseudonimi con cui, la nostra, scrisse  i primi articoli - sarebbe riuscita un giorno a fondare riviste e quotidiani? Per non parlare della sua immensa produzione di saggi, articoli, romanzi. Eppure, nonostante tutto ciò, Matilde Serao (1856-1927), giornalista e scrittrice, donna poliedrica, dalla forte personalità e dalla portentosa immaginazione, candidata sei volte al Nobel (che non vinse mai), non è nemmeno nota come meriterebbe… Va be’, che ve lo dico a fare?

Del padre giornalista, per fortuna, seguì le tracce; prima, però, fu maestra e telegrafista (di queste ne descriverà la condizione). Matilde, grazie alla stroncatura del suo Fantasia  da parte di Edoardo Scarfoglio, incontrò, appunto, l’uomo che diventerà marito e padre di quattro dei suoi sei figli, con il quale instaurò un sodalizio professionale poi rotto (così come il matrimonio) dalla chiamiamola scappatella del marito che, lasciata l’amante, ne procurò il suicidio. Ma prima di spararsi un colpo in testa, la ballerina francese abbandonò sul portone di casa una neonata che Matilde prese con sé. Quel che si dice un energico donnone (si capisce bene dalla foto) - altro che cadere in deliquio come accadeva alle fragili fanciulle ottocentesche! -  dal cuore grande: un’altra donna lo avrebbe fatto? Però poi lasciò il marito per iniziare un nuovo rapporto e un nuovo percorso giornalistico. Dopo Il mattino con Scarfoglio… arrivò Il giorno con Giuseppe Natale. Logica successione temporale.

Dall’umile ma fedele cuore di napoletana, come si definirà ne Il Ventre di Napoli, ( 1884) scaturisce il suo saggio più famoso in cui scava nelle viscere della sua città che, Matilde sa, non è mai abbastanza per farla tornare alla luce:  Per distruggere la corruzione materiale e quella morale, per rifare la salute e la coscienza a quella povera gente, per insegnare loro come si vive - essi sanno morire, come avete visto -  per dir loro che essi sono fratelli nostri, per amarli efficacemente, che vogliamo salvarli non basta sventrare Napoli: bisogna quasi tutta rifarla.

Da brava ape o vespa - come recita la sua famosa rubrica - Matilde  ronza di qua e di là e zac, pungola: che siano i  maleodoranti vicoli dei bassifondi o i salotti snob  dei palazzi più antichi del centro, nei quali la cronista di costume è gettonatissima (se pur verace come la sua calorosa risata). Scarfoglio l’aveva definita arruffona, ma Croce la lodava per la sua grande capacità di comunicazione; proprio questa, dalle colonne del giornale confluiva nei suoi romanzi, ben quaranta titoli fra cui una gran quantità di romanzi e novelle d’amore dal titolo evocativo: Le amanti, Gli amanti, L’infedele, Fior di passione, Addio amore.

Non ci stupisce che anche lei, la Serao, non si dichiari femminista, ma ciò che conta è che seppe far sentire la sua voce - e che voce! - sugli annosi limiti della condizione delle donne dell’epoca: senza possibilità di istruzione, costrette a fare buoni matrimoni (ci si deve sposare non con chi si ama ma si deve amare chi si sposa) per dipendere economicamente dal marito (pur portando la dote). Lei fu, fra le poche donne del tempo, capace di separarsi, di convivere con un nuovo amore, di lavorare sempre, fino alla morte che la colse intenta alle sue carte sullo scrittoio.  

Invano io volli stabilire una divisione fra la politica e l’arte, tra le teorie umanitarie e l’arte. Per fortuna, invano.

 

ennebi

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Commenti: 2
  • #1

    Antonella (domenica, 08 maggio 2022 18:34)

    Un cuore aperto all'amore, anche a quello caritatevole. Una grande donna senza dubbio. Un cuore virtuoso rimane sempre nella memoria del tempo, anche se quella umana a volte vacilla...

  • #2

    Nuccia Benvenuto (lunedì, 09 maggio 2022 15:18)

    Grazie per questa riflessione partita dal cuore.