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DIARIO Benedetto diario! /11

Quando ero bambinetta, i miei fratelli mi prendevano in giro. Sì, mi sono ritrovata fra due fuochi, in mezzo a loro. Perché  ero grassottella o credulona, ma soprattutto - per un certo periodo -  a causa di un regalo ricevuto per un compleanno: un diario (tipo agenda Moleskine, ma più grande) dalla copertina rigida color rosso arancio - se chiudo gli occhi intravedo la sagoma di una ragazza con un berretto di lana in testa - dotata di lucchetto. Si sa, i diari devono essere segreti, o almeno dovrebbero... I due, nonostante io nascondessi la chiave, riuscivano, non so come, ad aprire e leggere quel poco che avevo scritto. Stamattina mi sono svegliata e ho fatto colazione con il the e la brioss Ferrero che mi piace tanto. E cose di questo genere. Si tenevano la pancia dal ridere, i furfantelli, e ora che ci penso… viene da ridere pure a me. Fatto sta che da quel momento non ho più scritto diari. La mia vita, allora, era troppo banale per essere raccontata? Forse per questo ho cercato di complicarmela in seguito. Ho vissuto di grandi sogni, di esagerata vita interiore, magari dei cosiddetti e tanto combattuti castelli in aria che sono poi diventati metafisica per l’anima sempre inquieta.

Le mie energie si sono riversate anche sulla corrispondenza. Avevo molti amici che vivevano fuori  e ci scrivevamo lettere chilometriche -  le telefonate a quei tempi erano impensabili - con i più intimi, con gli altri solo cartoline, ma sempre  cariche di  notizie dettagliate.

Al liceo sono stati i diari scolastici - che non erano affatto scolastici e diventavano voluminosi da non credere - ad accogliere pensieri, testi di canzoni, versi di poesie che non lasciavano mai spazio sufficiente per i compiti assegnati. Ancora oggi  conservo  una vera e propria mania per i diari degli scrittori, per i loro taccuini personali, per i loro epistolari: mi piace entrare e uscire dalle loro vite fino a sentirmi una di casa. La scrittura è anche questo, forse soprattutto questo: un mezzo per vivere per alcuni, per sopravvivere per altri, ma, per  la sottoscritta sognare e poi rimettere i piedi a terra.  

Tornando a noi, sono poi iniziate le riflessioni personali che si sommavano agli interminabili riassunti che ho scritto anche all’università. Poi gli appunti per le lezioni quando ho iniziato ad insegnare. Ho trovato faldoni di scartoffie ingiallite, computisterie, fogli sparsi. In pratica, ho sempre studiato più che leggendo... scrivendo!  Scrivevo, scrivevo sempre, ma senza una direzione fino alla scoperta del racconto. Anche io potevo raccontare, narrare di me, del mio mondo, degli altri, del mondo stesso.

Il problema è stato cercare le parole. Parole che fossero solo mie. Poi un bellissimo giorno, indimenticabile, sono state proprio loro a trovarmi, anche se non rammento di preciso che giorno, che mese, che anno.

Da allora, però, non mi hanno più lasciata sola. E non se ne vogliono andare... 

Mentre il mondo corre vorticosamente intorno a me io continuo lentamente a scavare: non conta più arrivare per forza fino in fondo. Sono nel mio posto preferito con tanti libri ancora da leggere e frammenti di vita da scrivere. Ci sarà tempo per tutto.

ennebi

 

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