IL POETARLO /25 La croce di Giovanna

Cercando una poesia per la festa della donna, ho trovata Stolti uomini, che mi ha incuriosito già solo per il titolo; e, guardando con attenzione, mi sono resa conto che l’autrice era Juana Ines de la Cruz (1651-1695),  ovvero - per restare in tema con le vie crucis pasquali - suor Giovanna della Croce che da bambina prodigio diventò poetessa elegante e passionale. Pensate, imparò a leggere a soli tre anni accompagnando a scuola la sorella maggiore; a otto compose un inno per vincere una gara con un libro in palio come premio, e a tredici masticava di logica e metafisica; il latino, lo imparò in sole venti lezioni. Da figlia illegittima non seguì un corso regolare di studi, ma, desiderosa di conoscenza e servendosi della ricca biblioteca del nonno, si prefiggeva livelli di apprendimento impensabili: mi ero imposta di tagliarmi quattro o sei dita di capelli se questi crescevano più rapidamente del mio apprendimento. Non le sembrava giusto che i capelli potessero ornare la sua testa priva di sapienza! E, così, la nostra erudita studiò per tutti i quarantaquattro anni della sua vita - interrotta purtroppo da un’epidemia sconosciuta.

Nel Messico del Milleseicento, dominato dagli Spagnoli e dalla Controriforma, l’unico modo di studiare, per una donna, era quello di  farsi monaca e, così, Giovanna entrò nell’ordine di San Gerolamo (piuttosto permissivo rispetto a quello delle Carmelitane scalze, che aveva abbondonato), che le diede la possibilità di trasformare la sua cella in un luogo di scambi culturali. Ma come poteva la voce, per giunta libera, di una donna di chiesa, non incontrare le ire dei vertici ecclesiastici? Fin quando Giovanna godette della protezione delle mogli dei due viceré - che si avvicendarono a corte, nella quale fu introdotta, pur tra dicerie e accuse di amore saffico - la sua voce crebbe e si diffuse. Ma arrivò il momento in cui il vescovo la zittì per sempre. E così  suor Giovanna fu costretta a rinunciare, firmando con il proprio sangue, a ciò che aveva di più caro al mondo - niente a che fare né col matrimonio né tantomeno con Dio: la poesia. Un’abiura che brucia più di un rogo. La crocifissione di un’intelligenza. Avendo a cuore le mie convinzioni, / sconfiggo le vanità della vita / senza farmi sconfiggere da una vita vana. Ma, a sconfiggerla, ci sono gli stolti uomini. Lei, che aveva osato controbattere al vescovo di Puebla (che si nascondeva dietro lo pseudonimo di  Sor Filotea) e al famoso predicatore gesuita Vieira, nientemeno che su un tema come la Crocifissione di Gesù! Era il 1691, Suor Juana Inés de la Cruz aveva quarant’anni: nella sua risposta difendeva i diritti delle donne, ma, soprattutto, il proprio talento. Che scandalo! Scrivere non è mai stata mia proprietà diretta, ma forza aliena; per cui potrei dire, nel vero: vos me coegistis. Non nego che fin dal primo raggio della ragione, l’inclinazione alle lettere fu così veemente e poderosa che né le repressioni (ne ho subite molte) né le mie riflessioni (non poche) sono bastate a distogliermi da tale impulso naturale, che Dio ha imposto in me.

Scrisse opere teatrali, commedie e autos sacramentales,  cioè rappresentazioni cantate; opere in prosa di tipo mistico-filosofico, sonetti e poemi, e le vennero riconosciuti i titoli di Fenice d’America e Decima musa. Un’anima semplice la definisce, nel suo romanzo, Matilde Serao, mentre Octavio Paz, nel suo saggio, la considera la prima scrittrice del Nuovo Mondo. Sarà raffigurata, sempre, non col rosario, ma col libro in mano; la sua immagine è tuttora impressa sul lato della banconota da 200 pesos emessa dalla Banca del Messico.

L’ultimo suo scritto è una richiesta di perdono alle consorelle, vergata pochi mesi prima della morte, sul libro delle professioni di fede del convento, che Juana firma così: Yo, la Peor de Todas ovvero “Io, la peggiore di tutte”. No, cara suor Giovanna! forse volevi dire la Migliore. Tu, che hai saputo concepire il primo manifesto femminista della storia: Stolti uomini che accusate / la donna senza ragione, / ignari di esser cagione /delle colpe che le date; (...) Io molti argomenti fondo / contro le vostre arroganze, / ché unite in promessa e istanze / l’inferno, la carne e il mondo.

ennebi

 

Scrivi commento

Commenti: 4
  • #1

    Maria Francesca Lucanto (sabato, 08 aprile 2023 12:30)

    Grazie Nuccia Benvenuto ci apri sempre un mondo

  • #2

    Filomena Presta (sabato, 08 aprile 2023 13:44)

    Il mondo femminile ha sempre meravigliose riuscite. Grazie Nuccia

  • #3

    Rinaldo Longo (domenica, 09 aprile 2023 09:07)


    Sono andato a leggere alcuni suoi sonetti. Non vorrei sbagliarmi, ma certamente, rispetto al tempo e all'ambienre in cui visse, penso che la sua esistenza umana e il suo itinerario poetico ne esprimono menzogne e contraddizioni. Per questo, potrei dire che la sua poesia è la radiografia e la stigmatizzazione della società a lei contemporanea

  • #4

    Rinaldo Longo (martedì, 16 maggio 2023 21:51)

    Grazie per le notizie che riguandano Suor Juana Inés de la Cruz. Confesso che ignoravo l'esistenza di questa poetessa. Interessanti le notizie sulla sua vita.
    Sono andato a leggere alcuni suoi sonetti. Non vorrei sbagliarmi, ma certamente, rispetto al tempo e all'ambienre in cui visse, penso che la sua esistenza umana e il suo itinerario poetico ne esprimono menzogne e contraddizioni. Per questo, potrei dire che la sua poesia è la radiografia e la stigmatizzazione della società a lei contemporanea .
    Rinaldo Longo