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IL POETARLO /26 L'anima di Tullia

Vado spesso a Ferrara, e ogni volta la città mi seduce con il suo mondo raffinato di dame e cavalieri. Di recente, per il nuovo romanzo, mi sono sentita chiamare, nel silenzio che fa tutt’uno con la pietra rossa, dalla voce di Tullia d’Aragona (1508-566), la cortigiana onesta, a cui le antologie non dedicano nemmeno le poche righe riservate alle petrarchiste  del Cinquecento. Mi sembrava di vederla incedere, sinuosa, alta, elegante, dai capelli finissimi di un biondo oro, indicata a dito da uomini vogliosi e invidiata dalle donne per la sua disinvoltura.

Come la Franco a Venezia, maestra nelle arti della danza e della musica (troppo seduttive in ogni caso), di ingegno notevole e dai modi raffinati, dalla voce gradevole, Tullia, figlia, naturalmente illegittima, di madre cortigiana e del cardinale d’Aragona, visse tra Roma, Ferrara, Venezia, Siena, Firenze, amata da tanti, troppi gentiluomini. Girolamo Muzio, mortalmente innamorato di lei, la celebrò come la musa Talia.

Fu grazie alla poesia e alla filosofia (a nulla  le valse  un matrimonio) che Tullia riuscì a lasciarsi alle spalle il suo movimentato passato “buttando all’aria” il velo giallo, il marchio d’infamia, il simbolo della prostituzione: nel 1547  Cosimo I dei Medici accolse la sua supplica e fece la gratia alla poetessa. Ma continuò a essere oggetto di vilipendio da più voci maschili di letterati, con l’Aretino e il Razzi in testa, e a nulla le valsero i  cenacoli letterario-filosofici di alto spessore.

Nelle sue Rime, come introduce Enrico Celani, è preda del desiderio di passare ai posteri in compagnia dei letterati che ella canta; cerca ogni maniera di nascondere la cortigiana dietro la poetessa, ed eleva i suoi canti indistintamente a tutti, fra gli altri a Pietro Bembo: Bembo, io che fino a qui da grave sonno oppressa / vissi, anzi dormii la vita, / or da la luce vostra alma infinita, / o sol d'ogni saper maestro e donno, / desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno / scorger la strada di virtù smarrita; / ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita / de la parte miglior per voi m'indonno: / e quanto posso il più mi sforzo anch'io, / scaldarmi al lume di sì chiaro foco, / per lasciar del mio nome eterno segno.  

Ma chi più di lei era consapevole del suo stato? A Piero Manelli:  Amore un tempo in così lento foco / arse mia vita, e sì colmo di doglia / struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia / martir, fora ver lei dolcezza e gioco. / Poscia sdegno e pietate a poco a poco / spenser la fiamma, ond'io più ch'altra soglia / libera da sì lunga e fera voglia, / giva lieta cantando in ciascun loco. / Ma 'l ciel nè sazio ancor (lassa) nè stanco / de' danni miei, perchè sempre sospiri, / mi riconduce a la mia antica sorte; / e con sì acuto spron mi punge il fianco, / ch'io temo sotto i primi empii martiri / cader, e per men mal bramar la morte. (A questi ultimi versi, pensate un po', Salvatore Quasimodo riservò uno spazio nella raccolta di Liriche d’amore che curò nel 1957.)

Difficile da perdonare a una puttana il suo passato, figuriamoci una vita spirituale. La Franco, almeno, canta l’amore dei sensi, ma questa Tullia vuole rasentare il cielo: è tutta ideale! Ma che si è messa in testa questa cortigiana (sebbene degli accademici) da cimentarsi nientemeno che in un dialogo su quell’amore teoretico di cui  il Petrarca era il gran maestro?

Eppure, Tullia è un’innovatrice perché, da donna, introduce, all’interno del dibattito sull’amore, l’elemento di genere.  Lei, che offriva il suo corpo ma che aveva più intelletto da vendere! La immagino seduta allo scrittoio, a riflettere sulle teorie del tempo e a… respingerle. Sì,  soprattutto quella aristotelica che considera la donna inferiore all’uomo: ma come è possibile se l’uomo e la donna condividono la ragione! E anche nelle cose d’amore bisogna tenerne conto. Una femminista rinascimentale, insomma, che, rompendo con la tradizione, nel suo trattato di erotica ha l’ardire di affermare la tesi della parità. Che smacco per gli intellettuali del tempo, un punto di vista femminile! Ma l’Aretino la lodò.

Nella pinacoteca Tosio di Brescia è conservato il ritratto della poetessa di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, che l’ha immortalata nelle vesti di Salomè: con gli occhi bellissimi e splendidissimi, e nei movimenti loro una certa forza vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori.

E lei, sì,  figlia dell’amore, ma cresciuta nelle humanae litterae,  continua a infuocare i nostri cuori con la sua anima bella.

ennebi

 

 

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Commenti: 8
  • #1

    Teodora Liscio (domenica, 16 luglio 2023 13:49)

    Un dono prezioso e fresco in una giornata soffocante per l'afa! Grazie di cuore Nuccia Benvenuto �❤️�

  • #2

    Giusi (domenica, 16 luglio 2023 14:17)

    Mi piacciono le storie di queste Donne audaci e volitive�

  • #3

    Luigi Petrone (domenica, 16 luglio 2023 14:56)

    Le donne se non concedono le loro grazie sono escluse dalla storia. Se lo fanno entrano, ma vi restano in cattiva luce.

  • #4

    Mariolina Rocco (domenica, 16 luglio 2023 16:14)

    Grazie, Nuccia, ogni volta riesci a catturare l'attenzione, con la storia di donne audaci, che hanno saputo, a vario titolo, farsi valere, abbattendo stereotipi e conformismi sociali.
    Un abbraccio.

  • #5

    Filomena Presta (domenica, 16 luglio 2023 22:52)

    Alcune caratteristiche caratteriali non hanno tempo, godono di universalità. Il carattere, quando c’è, non conosce limiti o imposizioni sociali… quando incontra la scrittura genera nuove verità. Grazie Nuccia .

  • #6

    Sonia (lunedì, 17 luglio 2023 08:27)

    Il cammino delle donne è stato, ed è, ancora difficile, purtroppo. Interessante la vita di Tullia che è riuscita, nonostante tutto, a cambiare vita, ad esprimere la propria arte, pur sempre nel limite dettato dal potere maschile.
    Ma quanto dolore, quanta violenza patita dalle donne!
    Le tue parole le fanno dono di vita e di speranza❤️
    Buona giornata Nuccia�

  • #7

    Nuccia (lunedì, 17 luglio 2023 08:55)

    Grazie per gli apprezzamenti, ma soprattutto per le vostre profonde riflessioni sul vecchio tema purtroppo sempre nuovo!

  • #8

    filomena rizzuti (lunedì, 17 luglio 2023 15:04)

    a parte Aristotele sul quale da « femmina » avrei un po’ cose non troppo eleganti da dire, mutuo il detto in chi di « puttana ferisce, di puttana perisce » e troppo spesso a causa delle stesse donne. fingiamo solidarietà, quando in effetti affiliamo armi per la guerra senza esclusioni di colpi.