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IL POETARLO /28 I tormenti di Idea

 

Non solo poetessa, ma giornalista, autrice di canzoni, critica della Generazione del ‘45 e militante politica, nasce da un padre anarchico che chiama le sue tre figlie Alma, Poema, e, lei, Idea.

Idea Vilariňo (1920-2009), provata dalla morte precoce dei genitori e del fratello, se ne porterà  dentro l’intensità e il dolore per esprimerla nei suoi versi, accompagnandola con lo struggimento della solitudine e degli addii nell’amore. «Mi sono innamorata dell’ultima persona di cui avrei dovuto, eravamo fatti di una materia impossibile da legare. Non ha mai capito l’abc della mia vita, non mi ha mai capito come essere umano, come persona. Ancora mi chiedo perché ho sopportato tanto, perché sono tornata sempre da lui». Parliamo del romanziere Juan Carlos Onetti.  La relazione tra i due era iniziata nel 1954, quando lei a trent'anni era insegnante di lettere al liceo e lui, di undici anni più grande, si era già sposato e separato due volte – già a 21 anni aveva sposato una sua cugina, per iniziare subito dopo una relazione con l’altra sorella.

Mettendo fra parentesi l’impegno politico-sociale e metafisico della Vilarino, è sulla disillusione amorosa dei suoi versi, così musicali e spesso sensuali (tanto da essere inseriti nel filone erotico latino-americano) che vorrei mettere l’accento, per il nostro San Valentino, e rivolgermi così non solo agli innamorati realizzati, ma soprattutto a quelli illusi/disillusi del Non più / ya no (dai Poemas de amor).

Non sarà più / non più / non vivremo insieme / non crescerò tuo figlio / non cucirò i tuoi panni / non ti avrò la notte / non ti saluterò col bacio. / Mai saprai chi sono stata / perché altri mi amarono. / Non riuscirò a sapere / perché né come mai / né se era vero / quel che hai detto che era / né chi sei stato / né cosa sono stata per te / né come sarebbe stato / vivere insieme / amarci / aspettarci / stare. / Ormai non sono altro che io / per sempre e tu ormai / non sarai per me / altro che te. Non sei più / in un giorno futuro / non saprò dove abiti / né con chi / né se ricordi./  Non mi abbraccerai più / come quella notte / mai. / Non ti toccherò più. / Non ti vedrò morire.

Quanti amori incompiuti, sofferti, trascinati nell’arco della vita, come quello della nostra Idea con Juan Carlos? «Non c’è nessuna speranza / che tutto si sistemi / che si calmi il dolore / e il mondo si organizzi». Quel pessimismo diventato cronico. «Bisognerà andare avanti / continuare a respirare / sopportare la luce / e maledire il sonno / cucinare senza fede/ fornicare senza passione / masticare senza voglia / per sempre senza lacrime».

Eppure, nonostante il dolore dei tira e molla, delle incomprensioni, degli abbandoni, fra  le tematiche esistenziali e le tensioni  politiche e sociali dell’Uruguay, scriverà: «Tutto ciò che ho espresso in poesia [...] è l'unica cosa che ho veramente vissuto». L’amore! Desiderando di non soffrire più. «Se morissi stanotte / se potessi morire / se io morissi / se questo coito feroce interminabile / lottato e senza clemenza / abbraccio senza pietà / bacio senza tregua / raggiungesse il suo apice / e si allentasse / se proprio ora / se ora / socchiudendo gli occhi io morissi / sentissi che è passata».

Gli esseri umani nascono e muoiono, solo l’amore resta.

ennebi

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Commenti: 3
  • #1

    Antonella B. (venerdì, 16 febbraio 2024 07:19)

    Bellissima testimonianza d'amore, triste sì, ma capace di diventare poesia. Grazie Nuccia

  • #2

    Antonella (venerdì, 16 febbraio 2024 08:33)

    Per amore tutto si può…..bellissimi versi

  • #3

    Nuccia Benvenuto (lunedì, 26 febbraio 2024 07:57)

    Grazie a voi!