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FABULA RASA /75 I cadaveri di Carolina

L’unico romanzo che ha tenuto testa a Cuore di De Amicis è Il bacio di una morta  – best seller  dal 1886 con 500.000 copie vendute – in cui sono contenuti tutti gli ingredienti giusti per il feilleueton o roman populair che ha reso  Carolina Invernizio (1851-1916) una vera macchina da guerra: sfornava ben 4 romanzi all’anno! Ogni romanzo le veniva pagato 600 lire per un totale annuo di 2.400 con le quali pagava le sue toilettes per non gravare sul marito, il colonnello Marcello Quinterno. Lavorava dieci o dodici ore al giorno durante le quali si immedesimava nella vita dei suoi personaggi commuovendosi e piangendo con loro; ma,  dopo aver scritto il bacio, fece perfino testamento chiedendo che il suo corpo non fosse inumato prima di quattro giorni dalla sepoltura. Si può ben capire  che atmosfera si respirasse: da romanzo horror, gotico, d’appendice  di cui fu l’indiscussa regina. Egli appoggiò le sue labbra ardenti sulle labbra della povera morta. Ma allora gettò un grido, che risuonò lungamente in tutta la cappella e si alzò barcollando come un ubriaco, coi capelli scomposti, gli occhi sbarrati. – le sue labbra si sono mosse! – esclamò. – Ella mi ha baciato… ella è viva… sì, è viva! Stiamo parlando di Clara, la candida  moglie, l’angelo, la divina creatura alla quale la perfida Nara, la ballerina seducente, malvagia, la creatura diabolica vuole portare via il marito.

Nel 1904 la Invernizio confessò i segreti della sua vis narrativa: prima il titolo, poi la località, infine il soggetto che è sempre un fatto di cronaca nera. La difficoltà sta nel prologo che deve colpire subito il lettore e convincerlo a leggere tutta la storia.

Nel 1916, Papini, dopo la morte dell’autrice,  conterà il numero dei cadaveri presenti nei 123 romanzi (contro gli 80 di Salgari e i 40 di De Amicis). L’onesta gallina della letteratura popolare – come la definisce Antonio Gramsci – così racconta i suoi esordi: Avevo diciassette anni. Sono nata nel 1860. Non nascondo l’età. (Invece era nata nel 1851) Per disgrazie famigliari dovetti interrompere gli studi che avevo iniziato a Cuneo. Poiché leggevo continuamente romanzi di Dumas, Ponson da Terrail e Walter Scott, mi venne vaghezza di scriverne uno anch’io.

Carolina sfata il luogo comune per cui nell’Ottocento alle donne sono riservati  sentimenti sdolcinati e ai maschi l’intrigo e l’avventura. Chi sono i lettori destinatari? Persone appena alfabetizzate, ma alle quali ella ha saputo andare incontro nel contesto storico  del suo tempo. In effetti, lei stessa aveva detto alla Serao: Tu scrivi per la crème, io per quello che ne rimane.

Ne hanno dette tante su di lei: la nipotina di Sade, la funzione Invernizio, la mamma dei libri gialli, il caso Invernizio, il giallo al femminile. Fatto sta che Carolina,  assemblando con disinvoltura giallo e rosa, cappa e spada, è diventata il prototipo del giallo all’italiana, e che, passando al poliziesco, ha costruito un esclusivo mondo di personaggi femminili. Come scrisse Umberto Eco, ha sostituito il superuomo come agente risolutore  con una sorta di società di donne. Una  superdonna? Di certo, non la solita donna innamorata, ma una che agisce nel bene e nel male che manicheisticamente si combattono e, infine, nella poliziotta dilettante. E, comunque, o per evasione o per identificazione/partecipazione il pubblico - quello che oggi segue soap-opera e telenovelas - fece la sua fortuna.

Fantasia, intuizione, alcove, agnizioni, passioni, delitti, orrori, lacrime, resurrezioni, ma per Carolina  il romanzo resta un potente mezzo per la moralità.  Se i miei libri sono stilisticamente sciatti, spesso poco corretti nello stile e perfino discutibili nella grammatica, essi sono sempre fondamentalmente morali.

Gozzano ne fu attratto ma non riuscì a farle l’intervista che desiderava, invece Moretti le dedicò una significativa  poesia: Qual triste morbo , quale orribil vizio / mi riportava a te dalla mia pena / tuttor confusa, anonima. Invernizio? / qual fascino dei sensi e della vita / dava a me stesso una risposta oscena / per ogni mia domanda indefinita? E così le può dare il giusto riconoscimento anche se sa che non lesse mai una pagina di Verne. Ma cosa importa!  Quale dolcezza a me ti ravvicina / oggi pensando a un tuo libro di morte / o al tuo nome di serva Carolina / qual bacio infame, qual delitto / quale segreto, qual terribile sorte, / quale peccato, qual genio del male?... Ascolta: io credo in te / come all’Inferno, come al Paradiso, / come alla vita / e umilmente t’amo / ed umilmente t’ascolto perché / tu ami ciò che non so, che non sappiamo…

Già. Che non sappiamo ancora oggi.

 

ennebi

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Commenti: 4
  • #1

    Francesco Iuliano Calopezzati (domenica, 11 agosto 2024 17:35)

    Ringrazio gli autori della serata dedicata a lei per presentare il libro PRESENTE REMOTO dove sono rimasto veramente contento di averla ascoltata.purtroppo una telefonata verso la fine della serata mi ha portato via senza salutarla né rammarico ma ho fatto comprare il libro dalla mia parente. Grazie per questa opera se questo è il termine giusto e mi scuso se sbaglio come le avevo accennato in anteprima della serata leggo le prime pagine e vedo subito se il mio cervello rimane appiccicato. Si è rimasto appiccicato fino alla fine non poteva lasciare neanche una pagina che avevo l ansia di sapere il seguito. Grazie di vero cuore per la bellezza di questa storia anche commovente. La vita di quei tempi era dura per tutti e principalmente per le donne che non avevano nessuna voce in capitolo.io nato nel 56 ho potuto constatare che anche nel 1900 in poi fino a pochi anni indietro cambiato ma non troppo auguro a tutte le donne di lottare per la libertà e di amare.Grazie dell attenzione.

  • #2

    Nuccia Benvenuto (domenica, 11 agosto 2024 17:58)

    Caro Francesco, ti ringrazio di cuore. Anche a me è dispiaciuto non poterti salutare di persona, ma tornerò in autunno a Calopezzati e spero di rivederti.

  • #3

    Antonella (giovedì, 15 agosto 2024 21:11)

    Carolina Invernizio merita rispetto per essersi guadagnata un invidiabile numero di lettori e il riconoscimento dei crepuscolari, e merita simpatia per essersi tolta 9 anni dalla carta di identità, proprio mentre rivendica il coraggio di denunciare pubblicamente la sua età!

  • #4

    Nuccia Benvenuto (lunedì, 19 agosto 2024 16:25)

    Certo! Cara Antonella, la Invernizio merita tutta la nostra ammirazione. Grazie per la tua attenzione.