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FABULA RASA /83 La liberazione di Lina e Tina

Avevo acquistato un libretto – Io esisto con il mondo – pensando che l’autrice fosse la  Merlin, quella che aveva chiuso le case di tolleranza, una delle ventuno madri della Costituzione. E invece… no! ho scoperto che esisteva un’altra Merlin, Clementina, detta Tina (1926-1991), più giovane dell’altra e giornalista. E che ad accomunarle, non era solo il cognome - va bè, Lina era socialista e Tina comunista; la prima si occupò del Polesine e la seconda del Vajont – ma,  soprattutto,  la Resistenza delle donne: entrambe antifasciste e partigiane.

Tina confessa, nel suo dialogo con la madre, di aver capito fin da piccola, sulla propria pelle - aveva dovuto lasciare la scuola elementare - cosa fosse la diseguaglianza: Imparato doverosamente il “mestiere” venni spedita a Milano. Avevo dodici anni… L’esperienza del “servire” costituì per me sofferenza e ribellione contro l’ingiustizia di cui mi sentivo vivamente vittima.   Da una parte, i padroni e, dall’altra, lei, la servetta costretta a dormire nel corridoio. Ma si emanciperà, eccome! Il mondo che sognavo da bambina, quand’ero a servire, mi s’è aperto, esiste, io esisto col mondo… Sono uscita da un’ignoranza abissale, adesso so tante cose: perché esistono i poveri, perché sono andata a servire, perché ci sono le guerre. Mi sento ricca d’esperienza e conoscenza. Uguale, finalmente, agli altri.

Pur non avendo conseguito la licenza elementare, Tina, dopo la guerra e l’iscrizione al PCI, vinse un concorso letterario indetto dall’Unità nella pagina della donna. Da lì la sua carriera di giornalista e scrittrice.

La Resistenza non è stata un capitolo chiuso. Semmai una porta che s’è aperta… Alla liberazione avevo già deciso che non avrei più fatto la serva. Per me questo riscatto  valeva due volte:  una perché appartenevo ad una classe subalterna e una perché ero donna e una volta di più emarginata.

Vallo a fare capire a sua madre! che pensa che le donne possono fare solo le maestre, come l’altra figlia. Mentre lei, che ha scelto la strada diversa, sarà  eletta consigliera provinciale e andrà perfino in Unione Sovietica, sulle tracce  del fratello morto in guerra.

Altra storia per Angelina, detta Lina (1887-1979), che nasce in una famiglia borghese e diventerà maestra come sua madre. Purtroppo dovrà rinunciare all'insegnamento perché rifiuta di giurare fedeltà al Fascismo. Nel 1922, scrive: Quando la donna comprenderà ch’ella è parte, e non la meno trascurabile, della classe degli sfruttati, parteciperà alla lotta contro il regime che la opprime...

Collega di Matteotti e di Turati, Lina si farà cinque anni di confino in Sardegna. Ma diventerà senatrice, anzi, sarà la prima donna  a parlare in Senato, il 10 giugno 1948, anche se famosa diventerà per la legge n. 75 del 1958, quella della chiusura delle case di tolleranza. I maschi fecero di lei oggetto di scherno e di satira, ma lei non se ne curava; quello che le stava a cuore l’aveva ottenuto: non c’erano più schiave del sesso a pagamento gestite dallo stato italiano. Che giovani son questi che per avere una donna devono farsela servire su un vassoio come un fagiano? Non poteva sopportare l’ipocrisia di una società che vantava la serenità familiare con gli armadi pieni di scheletri. Del resto, l’Italia che discuteva la sua proposta credeva ancora che Il cervello pesa 1157 grammi nell’uomo e 995 nella donna secondo il celebre anatomista Broca. […] L’intelligenza è minore nella donna, che non ha mai avuto geni. Ma dopo dieci anni arriva la vittoria. Bisogna saper soffrire per vincere, le aveva insegnato Turati.

E non solo! Grazie a lei, a Lina Merlin, nell’articolo 3 della Costituzione venne aggiunto  anche senza distinzione di sesso – perché lei era uno dei settantacinque  membri della Commissione che redasse il testo della nostra Costituzione; per non parlare della cancellazione della famigerata sigla NN e dell’abolizione della clausola di nubilato: insomma, immaginate un po', quando le donne si sposavano potevano essere tranquillamente licenziate! E tutto il suo percorso, anche lei lo ha messo per iscritto, nella propria Autobiografia.

Grazie, Lina! Grazie, Tina! Non vi siete mai arrese, non siete mai scese a compromessi e avete combattuto per i diritti di  tutti, ma soprattutto per la libertà delle donne. Lina ha aperto le porte delle case chiuse e Tina ha chiuso quelle della propria servitù.

 ennebi

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Commenti: 2
  • #1

    Mariolina Rocco (lunedì, 02 giugno 2025 15:38)

    Sempre alla ricerca di storie ed eventi di grande interesse! Complimenti!

  • #2

    Antonella Barone (lunedì, 02 giugno 2025 20:39)

    Due storie intense che parlano di emancipazione della donna e quindi di dura protesta. Le esperienze di vita di Tina e Lina ci raccontano dell'incredibile forza di volontà, tutta al femminile, consacrata al cambiamento del proprio e altrui destino che spesso si attiva in chi subisce oltremodo. È sempre molto arricchente quello che ci scrivi, cara Nuccia. Grazie.